ARIEL

19/02/2021
Hot exoplanet. <em>Credits: ESA/ATG medialab, CC BY-SA 3.0 IGO</em>

Crediti: ESA/ATG medialab, CC BY-SA 3.0 IGO

Dedicata allo studio delle atmosfere di pianeti in orbita intorno a stelle diverse dal Sole, Ariel (Atmospheric Remote-Sensing Infrared Exoplanet Large-survey) osserverà un campione variegato di esopianeti ‒ da giganti gassosi a pianeti di tipo nettuniano, super-Terre e pianeti terrestri ‒ nelle frequenze della luce visibile e dell’infrarosso. Sarà la prima missione spaziale a realizzare un “censimento” della composizione chimica delle atmosfere planetarie, fornendo indizi fondamentali per comprendere i meccanismi di formazione ed evoluzione dei pianeti al di là del Sistema solare, inquadrare a pieno il ruolo del nostro sistema planetario nel contesto cosmico, e affrontare i complessi quesiti riguardanti l’origine della vita nell’universo.

L’occhio di Ariel, un telescopio con uno specchio ellittico di un metro di diametro per raccogliere la luce visibile e infrarossa proveniente dai lontani sistemi planetari, sarà realizzato in Italia, così come l’elettronica di bordo. Scomponendo la luce in tutti i suoi “colori” mediante gli spettrometri di bordo sarà possibile identificare gli elementi chimici presenti nelle atmosfere degli esopianeti osservati durante il loro passaggio, o transito, davanti o dietro la stella ospite.

Ariel sarà lanciato con un razzo Ariane 6 dalla base Esa di Kourou, nella Guyana francese, e messo in orbita al secondo punto di Lagrange del sistema Terra-Sole, un punto di equilibrio gravitazionale a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, nella direzione opposta a quella del Sole. Da questa posizione, il telescopio avrà una visione chiara di tutto il cielo per scrutare in dettaglio esopianeti già scoperti da altri osservatori.

La missione sarà la quarta missione di classe media del programma Cosmic Vision dell’Esa per un lancio nel 2028 e sarà realizzata da un consorzio internazionale in cui l’Italia ha un ruolo molto rilevante.

L’Italia, con il sostegno dell’Agenzia Spaziale Italiana, esprime due Co-Principal Investigators, entrambi dell’INAF, supportati da un team che include numerosi altri scienziati e strutture dell’Istituto nazionale di astrofisica a cui si aggiungono l’Università di Firenze, l’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Cnr di Padova e l’Università Sapienza di Roma.

Coinvolgimento OAS

  • Payload Thermal Design e Analisi,
  • contributo alla Telescope Assembly,
  • Telescope AIV,
  • attività di PA/QA sia di payload che IOSDC,
  • CoPI-ship della missione,
  • contributo al Segmento di Terra e responsabilità dell’Instrument Operations and Science Data Centre (IOSDC) della missione.

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